Demetrio Stratos: “Flautofonie”, analisi.

6 agosto 2008 di D.

Visto che l’analisi (o, meglio, la guida allo studio) del brano “Le Sirene” che ho pubblicato il 17 luglio scorso ha destato un certo interesse ho deciso di pubblicarne un’altra simile per un altro brano assai discusso e su cui regna una certa confusione: flautofonie.

Il mio intento è di mostrare come un ascolto attento possa portare ad una maggior comprensione di un brano musicale e permetta di apprezzare maggiormente le risorse usate per comporlo.
Non mi occuperò della forma di questo brano ma solo delle tecniche e degli effetti in esso utilizzati.

Riporto qui di seguito un video relativo al brano in questione.

I materiali ‘indipendenti’ usati (cioè realizzati separatamente e poi uniti per mezzo di una sovraincisione) in ordine di apparizione sono 3, e cioè:

- Imitazione del flauto ‘acuto’ (da 349 a 698 Hz, cioè da un f’ a un f”) che esegue una melodia pentatonica nell’incipit ed eptatonica nel seguito. L’emissione avviene con le corde vocali in falsetto con un’adduzione blanda che permette uno spreco di aria che viene utilizzata per fare l’effetto soffiato del flauto nelle note più basse. Le risonanze vengono modulate con la lingua e con le guance ma non con le labbra (che devono essere tenute in posizione circolare quando si crea l’effetto soffiato del flauto). Altri elementi che contribuscono a dare l’effetto del flauto di questa ‘voce’ sono l’attacco di glottide accompagnato da rapidi glissandi (molto evidente nel primo intervallo do-mib: ciò dà in realtà più l’effetto di uno strumento ad ancia che non di un flauto) e l’abbellimento (tipo trillo) sulla nota acuta ottenuto facendo oscillare rapidamente la base della lingua con conseguente rilassamento dei muscoli aritenoidei che fa salire di circa un tono la nota. La vocale usata è povera di armonici (tipo una U molto stretta) per imitare il flauto; lo spostamento verso la ‘I’ delle note più acute (per motivi di emissione) non compromette minimamente l’imitazione dello strumento a fiato.

- 0.24 L’effetto “gocce d’acqua” è ottenuto percuotendo le guance e modulando forma e ampiezza della bocca: è facile capire che è sovraincisa alle altre voci perché ad esempio a 0.27 mentre la frequenza della risonanza della bocca sta scendendo (cioè l’ampiezza della bocca sta aumentando) per le ‘gocce’, sta contemporaneamente salendo per il ‘flauto’.

- 0.45 La terza voce, la più complessa, è quella che chiamerei ‘effetto deejeridoo’ o ‘conchilgia’ ed oscilla inizialmente tra i 123 ed i 131 Hz (sib e do). Può trattarsi di due emissioni diverse (che chiamerò ‘glottide’ e ‘labbra’: propendo per la seconda, ma potrò dare una versione definitiva solo quando riuscirò a fare un ascolto più attento e con le cuffie) che hanno però effetti simili e per questo difficilmente distinguibili: le tratto come una voce singola solo per ricordare che si tratta di un’esecuzione unica (con uno dei due metodi o una combinazione dei due) e non di una sovraincisione. Il suono è generato dalle corde vocali e/o dalla vibrazione delle labbra; l’alternanza e/o l’accoppiamento dei due metodi contribuisce ad aumentare l’effetto del noto strumento australiano. Il tipo di emissione delle corde vocali (se e quando c’è) è quello classico fino a 1.14; il tipo di emissione delle labbra è simile a quella degli strumenti a bocchino (come per esempio i corni; il suono è quello tipico dei corni a conchiglia). L’effetto percussivo a 1.11e 1.39 è ottenuto con punta della lingua e labbra. Le cavità usate per far risuonare i suono sono la bocca per la componente ‘glottide’ e le mani per la componente ‘labbra’.

- 1.14 terza voce fa uso di una tecnica bitonale. Se prodotta con la sola glottide, questa tecnica (per intenderci quella che associamo normalmente ai monaci tibetani) non va confusa con l’enfatizzazione degli armonici su un suono di base (la diplofonia classica), nè con l’aggiunta di altre fonti sonore come ad esempio la vibrazione di parte della faringe in seguito all’emissione d’aria dallo stomaco tipica di certe tecniche. L’unica fonte d’aria sono qui i polmoni, l’unica sorgente sonora per i due sib gravi sono parti della laringe. Per generare questi due suoni (in realtà un suono con un’ottava molto forte che in seguito alla sua instabilità viene percepito come due suoni distinti dal nostro orecchio) vengono messe in vibrazione altre parti attorno alle corde vocali: l’effetto è così quello di un suono all’ottava inferiore con una seconda armonica (il nostro suono di partenza) molto accentuata.

Se l’effetto fosse infece creato solo con le labbra, la tecnica bitonale è la stessa che si può ottenere dagli ottoni a bocchino largo.

Per comprendere invece la varietà di effetti che si potrebbero ottenere con la combinazione dei due metodi basti pensare all’esempio simile e diffuso del flauto ‘rock’ (per es. in Jan Anderson) dove la contemporaneità dell’emissione classica del flauto e del cantato generano un suono affatto nuovo ed originale.

- La quinta (terzo armonico, nel nostro caso FA) viene generata dalle labbra a contatto con le mani; ciò ricorda come suono quello delle conchiglie suonate a guisa di corno. Tale effetto è ancora più evidente a 2.02-2.10.

- 1.43 la terza voce si “sdoppia”, nel senso che viene sovraincisa una parte molto simile (distante in media un semitono dall’originale). Se l’esecuzione avvenisse con le sole labbra, sarebbe in linea di principio l’esecuzione in contemporanea anche dalla parte sdoppiata.

- 1.56 la terza voce, che fino ad ora ha eseguito solo un bordone (sib e do), riprende ora la melodia del ‘flauto’.

A partire da questo punto non ci sono materiali nuovi ma solo rielaborazione di quelli finora usati.

La questione per me ancora aperta (e che spero di chiudere a breve) è se sia possibile o meno generare con le sole labbra e mani un effetto così verosimile di ‘conchiglia’; il fatto poi che le conchiglie usate a guisa di corni siano del genere triton ci potrebbe far parlare di musica ‘tritonale’ anche in un altro senso generando ancor più confusione ;-)

Categorie: Analisi e guide allo studio, Articoli di Prassi esecutiva 5 Comments »

5 risposte a “Demetrio Stratos: “Flautofonie”, analisi.”

  1. the poet scrive:

    non sono sicuro affatto di ciò che lei dice, in fondo un medico si era occupato di esaminare la voce di startos ed egli stesso è stato in grado di constatare l’emissione di un suono triplofonico, NON GENERATO dalle corde vocali… quindi per quanto anch’io sia dubbioso della non sovraincisione delle parti non la escludo a priori, benchè lei possa darmi una spigaione scientifica, prima di stratos ci si sognava solamente di eseguire una “flautofonia”, vorrei dunque chiederle se e perchè demetrio unile com’era avrebbe omesso la sua sovraincisione. non me ne si voglia, non voglio di certo iniziare un querelle, gradirei invece sapere perchè i grandi studiosi come lei non si sono dedicatia d appprofondire il suo discorso invece di cercare di smontarlo.

  2. D. scrive:

    Caro ThePoet, grazie per le osservazioni.
    Analizzare un prodotto musicale non significa smontarne il valore, al contrario! E’ riducendo Stratos ad un fenomeno esoterico o da circo come alcuni fanno che si devia dal suo messaggio: le sue ricerche, pionieristiche per gli anni ’70, partivano dallo studio di tradizioni vocali che al giorno d’oggi dovrebbero essere note a chiunque si occupa di tecnica vocale. Mi rendo conto che nella letteratura a riguardo c’è molta confusione e si rischia quindi di chiamare con nomi vaghi come ‘suono triplofonico’ realtà fisiche diverse come tre suoni distinti o un suono unico con tre armonici particolarmente in rilievo. Che sia possibile produrre più suoni contemporaneamente, con o senza corde vocali, è cosa nota. Ciò che cerco di far capire con le mie analisi è che Stratos ha utilizzato intelligentemente anche delle risorse tecnologiche (come le sovraincisioni) per costruire un prodotto musicale (per quanto sperimentale) e non una semplice sequenza di particolarità sonore. Spero così di aver dato un piccolo contributo per rendere più comprensibili e raggiungibili i suoi lavori (il cui valore musicale, etnologico, didattico e sperimentale non sta a me giudicare) evitando di relegarli nella discarica degli effetti speciali fini a se stessi e dei superficiali sensazionalismi.

  3. Doris Cologna scrive:

    piccola parentesi a proposito di studio e linguaggio…

    L’effetto benefico, della musica sui bambini:
    Dopo che si è parlato molto dell’Effetto Mozart, che sembra aiutare lo sviluppo intellettivo, qualcuno ha studiato le influenze esercitate sui bambini dalla musica di determinati compositori
    EFFETTO LISZT – Il bambino comincia a parlare rapidamente ed in maniera stravagante, ma senza mai dire niente di veramente importante.
    EFFETTO BRUCKNER – Il bambino comincia a parlare molto lentamente e ripete frequentemente quello che dice. Acquisisce una reputazione di persona profonda.
    EFFETTO WAGNER – Il bambino diventa megalomane. Può eventualmente sposare la sorella.
    EFFETTO MAHLER – Il bambino urla in continuazione, per lungo tempo e fortissimo, che sta morendo.
    EFFETTO SCHÖNBERG – Il bambino non ripete mai una parola senza aver prima usato tutte le altre parole del suo vocabolario. Alcune volte parla a rovescio. Se qualcuno smette di ascoltarlo il bambino lo rimprovera per la sua incapacità a capirlo.
    EFFETTO IVES – Il bambino sviluppa una notevole capacità di intavolare diverse e separate conversazioni contemporaneamente.
    EFFETTO GLASS – Il bambino tende a ripetersi, a ripetersi, a ripetersi, a ripetersi, a ripetersi, a ripetersi, a ripetersi, a ripetersi, a ripetersi, a ripetersi, a ripetersi, a ripetersi, a ripetersi. E poi si ripete ancora.
    EFFETTO STRAVINSKY – Il bambino è portato ad accessi selvaggi, gutturali e profani che portano spesso a risse e pandemoni all’asilo.
    EFFETTO BRAHMS – Il bambino è capace di parlare meravigliosamente fin quando le sue frasi contengono multipli di tre parole (3, 6, 9, 12, ecc.). Comunque, le sue frasi che contengono 4 o 8 parole sono particolarmente senza ispirazione.
    Per ultimo ma non ultimo:
    EFFETTO CAGE – Il bambino non dice niente per quattro minuti e 33 secondi. (Preferito da nove insegnanti su dieci).

    ps: che dici, sicuramente questo non lo sapeva, quasi ancora nessuno, vero?;-D!doris

  4. D. scrive:

    Mi rattristo a pensare all’effetto Allevi, in cui il bambino non mostra più traccia di attività cerebrale :-(

  5. Marchino scrive:

    L’effetto Didjeridoo Stratos lo otteneva cantando in un bicchiere, non utilizzava le mani!

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