Verklaerte Nacht (Richard Dehmel): testo e traduzione.
3 ottobre 2010 di D.Testo e traduzione della poesia “Verklaerte Nacht” di Richard Dehmel (1863-1920) tratta dalla raccolta “Weib und Welt” (1896).
Questo articolo ha lo scopo di facilitare la lettura degli articoli, sempre di questo blog, “Verklaerte Nacht: versioni a confronto” e “Verklaerte Nacht: tracce di analisi“.
TESTO
Zwei Menschen gehn durch kahlen, kalten Hain;
Der Mond läuft mit, sie schaun hinein.
Der Mond läuft über hohe Eichen
Kein Wölkchen trübt das Himmelslicht,
In das die schwarzen Zacken reichen.
Die Stimme eines Weibes spricht:
Ich trag ein Kind, und nit von Dir
ich geh in Sünde neben Dir.
Ich hab mich schwer an mir vergangen.
Ich glaubte nicht mehr an ein Glück
Und hatte doch ein schwer Verlangen
Nach Lebensinhalt, nach Mutterglück
Und Pflicht; da hab ich mich erfrecht,
Da liess ich schaudernd mein Geschlecht
Von einem fremden Mann umfangen,
Und hab mich noch dafür gesegnet.
Nun hat das Leben sich gerächt:
Nun bin ich Dir, o Dir begegnet.
Sie geht mit ungelenkem Schritt.
Sie schaut empor, der Mond läuft mit.
Ihr dunkler Blick ertrinkt in Licht.
Die Stimme eines Mannes spricht:
Das Kind, das Du empfangen hast,
sei Deiner Seele keine Last,
O sieh, wie klar das Weltall schimmert!
Es ist ein Glanz um Alles her,
Du treibst mit mir auf kaltem Meer,
Doch eine eigne Wärme flimmert
Von Dir in mich, von mir in Dich.
Die wird das fremde Kind verklären
Du wirst es mir, von mir gebären;
Du hast den Glanz in mich gebracht,
Du hast mich selbst zum Kind gemacht.
Er fasst sie um die starken Hüften.
Ihr Atem küsst sich in den Lüften.
Zwei Menschen gehn durch hohe, helle Nacht.
TRADUZIONE
(Riporto la traduzione di Mandalari, da “Arnold Schönberg” di Giacomo Manzoni, Feltrinelli 1975, anche se la lingua di stampo “dannunziano” non rispecchia minimamente l’originale tedesco).
Vanno per un boschetto spoglio due creature,
la luna le segue: esse vi affondano lo sguardo.
Va la luna sopra le alte querce,
non una nube offusca la luce celeste
fin dove nere le dentate cime appaiono.
Parla una voce femminile:
Io porto un figlio che non ti appartiene,
accanto a te peccatrice cammino.
Contro me stessa ho gravemente peccato.
Non più credevo alla felicità:
pure, con greve anelito bramavo
uno scopo, una mèta nella vita; ed ecco
sfrontata mi son fatta, e ho lasciato
che un estraneo il mio trepido sesso
in un amplesso avvolgesse,
e me ne sono creduta benedetta.
Ora la vita ne ha fatto vendetta:
e te ho incontrato, ho incontrato te.
Ella cammina a passi vacillanti.
In alto guarda; la luna la segue.
Lo sguardo buio annega nella luce.
Parla una voce maschile:
il figlio che hai concepito
non sia di peso all’anima tua:
guarda com’è chiaro e lucente l’universo!
Ovunque intorno tutto è splendore,
tu meco avanzi sopra un mare freddo
ma un singolare calore sfavilla
da te entro me, da me entro te.
Il bimbo estraneo ne sarà trasfigurato
e tu a me da me lo partorirai;
sei tu che hai dato a me questo fulgore,
e me stesso in un bimbo hai trasformato.
Egli l’avvince intorno ai fianchi forti.
I respiri si congiungono nell’aere lucente.
Nell’alta notte chiara due creature vanno.
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Bello, ma non sublime come l’originale; ci vorrebbe un Leopardi per tradurlo efficacemente.
Comunque con la musica di Schoenberg è quasi perfetto.