Musica, tecnica e fisiologia.
7 giugno 2009 di D.Fisiologia ed ottimizzazione delle forze nella tecnica della direzione d’orchestra e di coro: l’articolo, cum grano salis, si può applicare alla tecnica di tutti gli strumenti. Lo spunto proviene da un seminario di Tiziano Poli sulla fisiologia della tecnica pianistica dello scorso mese (23 maggio 2009, Rovereto). Che la musica nasca da movimenti (gesti) è ovvio.
Che nella direzione tali gesti abbiano un’importanza relativa ancora maggiore che negli strumenti, è altrettanto ovvio.
Ciò che è meno ovvio è che di un gesto si percepisce a distanza solo la cinematica (i “movimenti”, cioè coordinate, velocità ed accelerazioni dei punti che concorrono a formare il gesto) e non la dinamica (cioè le forze che generano tali spostamenti).
Per l’orchestrale, un movimento dovuto a 10N (Newton: a chi non ha dimestichezza con la fisica basta pensare a “ettogrammi” anziché a Newton) del bicipite del direttore è assolutamente indistinguibile dallo stesso movimento generato da 30N dei bicipiti e 20N in verso opposto dei tricipiti.
Chi sostiene il contrario fa parte di coloro che non capendo qualcosa, adotta come soluzione il travestirla di misticismo e mistero (come già ricordavo in età e metronomo). Al massimo un orchestrale può sospettare che lo sforzo totale del direttore sia di soli 10N anzichè di 20+30: ma può farlo solo da indizi secondari.
Si tratta quindi di una questione di teatro e recitazione (oltreché di furbizia e rispetto del corpo umano). Purtroppo per molti insegnanti ciò non è chiaro…
La questione è molto semplice:
Le energie spese inutilmente mentre si dirige non portano alcun beneficio all’esecuzione, mentre possono portare a gravi danni a lungo andare. Ciò non si nota nell’arco delle poche ore, ma si comincia a vedere quando prove e concerti cominciano ad avere una frequenza consistente. E’ sempre possibile ottenere tutti i movimenti necessari, con la tonicità e fluidità richeste, senza sprecare troppe energie e con rispetto della fisiologia e del corpo.
I direttori (come tutti gli strumentisti) normalmente sprecano inutilmente le loro energie in due modi:
- Per ottenere una presunta “tonicità” statica (vedi sotto l’elenco delle rigidità tipiche)
- Per ottenere o simulare certi tipi di movimento e “intensità”.
Nel primo gruppo le rigidità tipiche, a volte consce (per simulare una maggio presenza e stabilità), spesso inconsce sono:
(un buon insegnante non dovrebbe aver difficoltà a riconoscerle; chi invece non ha un insegnante deve sempre vigilare di non averne di vecchie o acquisirne di nuove)
- Piedi- caviglie
- Ginocchia
- Addome
- Collo
- (Spalle e polsi)
- Dita (impugnatura bacchetta).
Del secondo tipo, le rigidità per simulare fluidità ed intensità dei movimenti, sono:
- spalle
- braccio
- avambraccio
- polsi
Alcuni insegnanti insegnano a raggiungere l’intensità del gesto (effetto “viscosità” del movimento) allenando un’inutile azione combinata di alcuni muscoli con i loro antagonisti.
Si può fare tutto senza questi sprechi deleteri!
Per fare ciò, è necessario un lavoro di coscienza e memoria muscolare approfondito: ai direttori consiglio sempre di associare l’elemento visivo (specchio) a quello della sensazione muscolare.
Per un percorso approfondito e all’avanguardia rimando al sito tecnicapianistica di Tiziano Poli (che ho avuto la fortuna di avere come insegnante di pianoforte per tre anni). Il sito è specifico per i pianisti ma, con un po’ di intelligenza, può trasformarsi in una ricchissima miniera anche per direttori e per gli altri strumentisti.
[Escludo i cantanti, in quanto richiesto il "po' d'intelligenza" di cui sopra... ]
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