Corali: tempo d’esecuzione
6 novembre 2008 di D.Quando eseguiamo Bach restiamo sempre abbagliati e ci dimentichiamo che lui era l’eccezione, il virtuoso, quello che aveva lo sguardo d’assieme e non la normalità.
Ci dimentichiamo di studiare lo “sfondo” musicale che gli stava attorno e prendiamo per regole quelle che sono eccezioni che non siamo in grado di comprendere.
Non solo noi, già Mendelssohn c’era cascato.
Le melodie dei corali sono sempre “scritte” (si prenda lo “scritte” cum grano salis) in due, in uno nel caso di suddivisione ternaria.
Come tali erano armonizzate ed eseguite da praticamente tutti i compositori prima di Bach e, come spero di farvi capire, da Bach stesso.
Addirittura l’assemblea le cantava sempre come tali: al giorno d’oggi, la zia Clotilde percepisce “mira al tuo popolo” in 6/8, non in 3/4 e magari con semiminima a 50.
Non dobbiamo lasciarci ingannare dalla tradizione romanticona che si è incarnata nella prassi e che vuole trovare in ogni nota, anche se croma, un significato profondo. Questo va fatto con Arvo Paert, non con Bach.
Non dobbiamo lasciarci ingannare neppure dall’uso della melodia corale come tenor ad augmentationem di certe composizioni: anche su questo argomento la tradizione dei bradipi ottusi è profondamente radicata e si prendono spesso come tenor ad augmentationem melodie scritte nel metro originale.
Fregandomene degli anatemi degli organisti, sostengo ad esempio che nell’Orgelbuechlein TUTTI i corali siano scritti in 2/2 o in 1 per quelli ternari, ad eccezione di:
- 9 Von Himmel kam
- 14 Wir Chistenleut
- 19 Herr Gott
- 20 O Lamm Gottes
- 29 Christ ist erstanden
- 33 komm Gott Schoepfer
- 37 Dies sind die heilge
Basterebbe spulciare una trentina di cantate di Buxtehude, Kuhnau, Tunder, Bruhns o degli zii di Bach per accorgersi che i corali erano pensati in 2/2 (con figure di semiminime) o 1 (con figure di semibrevi e minime). Ci accorgeremmo allora che anche in Bach la pulsazione armonica è in due e che se intendessimo tutte le fioriture delle voci sottostanti o dell’orchestra come tali, la leggerezza ed espressività che ne uscirebbe non avrebbe nulla a che fare con la pedanteria protestante della Tradizione, pedanteria da cui non sono immuni ahimè neppure i Gardiner, gli Harnoncourt, gli Jacobs.
Un discorso a parte farei per Richter, di cui condivido molte scelte di tempi; condivido pure la sua idea del Bach sanguigno e potente, ma non se applicata come regola generale. Sono convinto che Bach riuscisse ad alternare con maestria momenti di potenza estrema a momenti di altrettanto estrema dolcezza e raffinatezza.
Provate a cantarvi il corale “In dir ist Freude” e subito dopo “A lieta vita” di Gastoldi e capirete di cosa sto parlando; e questa è la regola, non l’eccezione.
(Dedicato a un mio assiduo lettore di Bologna)
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Concordo a pieno con la tua idea, meno male che qualcuno la pensa come me!
Speriamo nell’estinzione dei Bradipi…..
uffa però sei ripetitivo!ti prego smettila di contar battute dedicati a qualcosa di meglio.sto studiando l’aria di giovanni “ich folge dir gleichfalls” o qualcosa del genere,mi piacerebbe venirtela a cantare sotto il balcone,naturalm accompagnata dalla mia inseparabile viola scordata.
Coraggio, devo contarne ancora solo 9546 poi ho finito! Vedilo come un gradus ad parnassum… Appena arrivi sotto il balcone avvisami ché conosco bene la parte del flauto e ti dò una mano
ma – a lieta vita – non è di Gastoldi ?
dove si trova la versione di Banchieri ?
p.
Grazie per la precisazione: si tratta di un lapsus più che freudiano… Provvedo a correggere