Musicisti “sui genesis”

26 novembre 2008 di D.

Rileggendo alcune ballate tedesche qualche giorno fa mi è tornata alla mente la questione del fiabesco, della mitologia e del rito e di tutto il significato che ci sta dietro per chi lo sa vedere.

“Le cose d’ogni giorno

nascondono segreti

per chi li sa guardare

ed ascoltare” (da “ci vuole un fiore”)

Traumi, paure, speranze, pratiche apotropaiche si svelano agli occhi di chi vuole guardare con un po’ di attenzione.

Ovvio che per fare ciò dobbiamo rinunciare al fondotinta edulcorante che Walt Disney e già prima di lui in certa misura i Grimm hanno messo ai sette nani facendoceli diventare personaggi buffi e simpatici: ma sarà solo smettere di raccontarci bugie travestite da eufemismi adatti all’infanzia.

I libri che per me si sono rivelati illuminanti a riguardo sono (se qualcuno ha altri suggerimenti li accoglierò con piacere!):

- Nietzsche: la nascita della tragedia (1872)

- Coumont: le religioni orientali nel paganesimo romano (1913)

- Reik: Mito e colpa (1913-50)

- Propp: le radici storiche dei racconti di magia (1947)

- Meletinskij: il mito (1976)

- Léveque: Bestie, dei, uomini (1985)

Do chiaramente per scontato il “materiale di studio” che per me è rappresentato da (anche qui sono graditi suggerimenti, postille, aggiunte!):

- FIABA: le raccolte di Grimm, Perrault, Andersen, Afanasev, Asbjorsen, Moe, Croker, Yeats, così come la “Morfologia della fiaba” di Propp .

- MITO E RITO: Oltre ai classici greci e latini, le antologie sumere e accadiche che si trovano in rete, le scritture sacre alle varie religioni.

Nella musica le realizzazioni più suggestive (parlo di gusti personali, non di giudizi tecnici!) non le trovo nella liederistica nè tanto meno nell’opera, bensì nei numerosi albums a sfondo fiabesco dei gruppi progressive (grazie chiaramente alla loro forte matrice folk).

Forse anche perché so (favola nella favola…) che i Genesis sono arrivati al campo sportivo di Feltre per il loro primo concerto in Italia nel ’72 con un vecchio Volkswagen e se penso che il mio primo concerto elettrificato è stato su un rimorchio di trattore nel cortile del Bar La Pineta di Caldonazzo e che la prima tournèe in Toscana de “I fratelli d’Italia” è iniziata con un vecchio Volkswagen (di nome Nuvola, che ha deciso di abbandonarci a metà strada) credo che ci sia speranza per tutti… ;-)

Traduzione del testo:

La fonte di Salmace

Da una densa foresta di pini alti e scuri

Il Monte Ida sorge come un’isola.

Dentro una caverna nascosta le ninfe tenevano un ragazzino;

Ermafrodito, figlio di dei, spaventato dal loro amore.

Mentre l’alba saliva lentamente in cielo

Il cacciatore avvistò un cervo.

Con un desiderio di conquista,

Si ritrovò in una radura che non aveva mai visto prima.

Ermafrodito:

Dove sei, padre mio?

Infondi saggezza nel tuo figlio

E mentre le sue forze cominciavano a venir meno

Vide un lago splendente.

Un’ombra nell’oscura verde profondità

Disturbò la strana quiete.

Salmace:

Le acque sono increspate

Qualche creatura è stata disturbata

Mentre si precipitava a placare la sua sete

Una sorgente sgorgò innanzi a lui

E quando il suo caldo respiro sfiorò la fresca nebbia

Una voce liquida disse,

“Figlio degli dei, bevi dalla mia fonte”.

L’acqua era stranamente dolce.

Dietro di lui la voce parlò di nuovo.

Si girò e la vide, vestita solo di un mantello di nebbia

E mentre lui la osservava, gli occhi di lei erano pieni dell’oscurità del lago.

Salmace:

Dobbiamo essere una cosa sola

Dobbiamo essere uniti in uno

Ermafrodito:

Sta’ lontana da me donna dal sangue freddo

La tua sete non è la mia!

Salmace:

Niente ci dividerà

Ascoltatemi, o dei!

Una quiete soprannaturale discese dai cieli

E poi la loro carne e le loro ossa si fusero in modo strano

Perché fossero per sempre uniti come un solo corpo.

La creatura si trascinò nel lago.

Si sentì una voce smorzata:

“E io prego, sì prego, che chiunque tocchi questa fonte

Condivida il mio destino”

Salmace:

Ora siamo l’Uno

Ora siamo l’Uno

Entrambi avevano dato tutto ciò che avevano.

Il sogno di un’amante è stato infine appagato,

Per sempre immobile in fondo al lago.

[Cercando in rete qualche spunto per la traduzione del testo mi sono imbattuto nel blog di Luca Oleastri (noto come INNOVARI): visto che mi sono perso tre ore a leggere i suoi post spero non me ne voglia se uso la sua traduzione, perché ora devo proprio tornare a Dvorak...]

Categorie: Pensieri, aforismi, riflessioni 3 Comments »

3 risposte a “Musicisti “sui genesis””

  1. Z. e 1/3 scrive:

    “do”, sia nota sia ig-nota, anderesse senza accento.

    Bacio.

  2. D. scrive:

    Zingarelli prevede l’uso “raro” di dò. Non vorrai mica che mi darei all’uso comune? E comunque il dò in questione non lo vedo… ;-)

  3. Z. e 1/3 scrive:

    Ti sei dunque adeguato alla massificazione? La gomena è diventata un cammello? ;-)

    PS: evitiamoci le sconsecuzio da pantegane anche per ischerzo, valà, che mi viene un coccolone!

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